Anonimo Lucano
2003-09-30 20:33:17 UTC
Acquistando un libro tradotto in italiano da una lingua straniera, il
lettore già dovrebbe essere cosciente di quanto sia impossibile rendere al
100% giustizia allo scritto originale. Infatti, per apprezzare completamente
doppi sensi e sfumature dell'opera, è necessario leggerla nella lingua
originale ed avere una conoscenza approfondita dell'habitat socioculturale
in cui essa è cresciuta. Detto questo, è altrettanto vero che molti bravi
traduttori riescono a rendere minimo il divario tra opera originale e opera
tradotta.
Quest'ultimo non è certamente il caso dei "Diari" di Kurt Cobain, pubblicati
alla fine dell'anno scorso da Mondadori. Questa casa editrice, pur non
essendo certo nota per vivere in ristrettezze economiche, ha deciso di
affidare la traduzione di un annunciato best seller a Nina Cannizzaro e
Giuseppe Strazzeri, due personaggi che definire non adatti a questo compito
è dir poco.
Durante la lettura del libro mi sono reso conto di quanto poco fosse
scorrevole la traduzione. Di conseguenza ho cercato, laddove possibile, di
leggere direttamente la versione inglese riprodotta nelle fotografie
alternate al testo e di raffrontarla con quella italiana, per scoprire se la
scarsa chiarezza fosse dovuta a Kurt Cobain o ai traduttori - immagino ben
pagati - della più importante casa editrice italiana. Il risultato è stato
che, l'opera del leader dei Nirvana, pur essendo scritta in modo atipico e
sicuramente non pensata per finire in una pubblicazione di questo genere,
nel testo originale ha sempre un filo logico e scorre in modo più che
lineare, come una conversazione familiare. Come il diario di milioni di
ragazzi.
La stessa cosa non succede nella traduzione. Qui i traduttori mostrano
quanto poco sappiano dell'autore e del mondo che lo circondava; ma, quello
che è peggio, è che in alcuni casi evidenziano anche quanto poco sanno della
lingua inglese.
A titolo esemplificativo passo in rassegna alcuni dei casi più evidenti.
A pagina 151, la frase "my mother died every night" viene tradotta con "mia
madre è morta ogni giorno". Penso che ogni commento sia superfluo.
Nella stessa pagina la frase "I'm on a plain" viene tradotta con "sono su un
aereo". Plain non significa aereo. Plane è aereo. Senza voler stare a fare i
raffinati spiegando la metafora che Cobain voleva affidare a questa frase,
la traduzione letterale è "sono su una pianura". Questo errore è tanto più
grave in quanto tutti sanno che "On a plain" è il titolo di una delle più
famose canzoni dei Nirvana.
A pagina 76, la frase "a fender it has six tens in it. basically a twin
reverb" viene tradotta con "un fender di quelli con circa sei 10 dentro.
fondamentalmente è un reverb gemello". Direi che è per lo meno
incomprensibile. In questo caso qualsiasi mezzo musicista (se non sbaglio
Cobain lo era per intero) tradurrebbe la frase con "un fender di quelli con
sei coni da 10". Fondamentalmente un "twin reverb"". Se volevano, potevano
mettere una nota che specificasse che il twin reverb è uno dei modelli
principali tra gli amplificatori della Fender. Se invece lo traducono con
"reverb gemello", nessuno può capire di cosa si stia parlando.
Sempre a proposito di strumenti, ecco una delle cose peggiori che ho
trovato. A pagina l69, la frase "bought the pre CBS "65" left handed fender
mustang" viene tradotta con "abbiamo comprato la Fender Mustang per mancini
che era addirittura precedente a "65"sulla CBS". La sigla CBS viene anche
corredata da una nota esplicativa, la nota 33, che riporta la seguente
frase: "famosa teleserie trasmessa su una rete nazionale". La traduzione
corretta è naturalmente "abbiamo comprato la fender mustang pre CBS per
mancini del '65". Qui alla sigla CBS andava aggiunta una nota che spiegasse
che la definizione pre CBS viene data a tutti gli strumenti Fender usciti
dalla fabbrica omonima quando questa era ancora a produzione artigianale,
diretta da Leo Fender in persona, cioè prima di essere venduta alla
multinazionale CBS. Nell'ambiente dei musicisti è noto come uno strumento
pre CBS abbia un valore notevolmente superiore rispetto agli altri.
Al di là del grave errore di traduzione e del quanto meno frammentato
lessico utilizzato per la versione italiana, ciò che non capisco è perché -
non sapendo di cosa si stesse parlando - i due traduttori si siano messi ad
inventare inesistenti riferimenti a una fantomatica teleserie. Ma lo sanno
questi signori che il libro che hanno tradotto con tanto pressapochismo al
lettore costa più di 16 euro? E, quel che è peggio, lo sanno che chi ha
scritto questi diari non l'ha fatto con lo scopo di inventarsi una storiella
e guadagnare milioni interpretando i gusti del pubblico? Non hanno proprio
rispetto per nessuno, questi signori traduttori?
A pagina 261 la frase "cello on something in the way" viene tradotta con
"violoncello su qualcosa tra i piedi". Messa così direi che è priva di
significato ed addirittura fuorviante. L'errore, trascurando con infinità
bontà un'intrascurabile imprecisione nella traduzione letterale, risiede nel
fatto che "something in the way" è una canzone dei Nirvana presente sul
disco Nevermind. Quindi la frase andava tradotta con "violoncello su
something in the way". Se si ritenesse necessario aggiungere una nota per
quelli che come i traduttori non sanno nulla dei Nirvana e di Kurt Cobain,
si potrebbe segnalare che questo è un'appunto con il quale l'autore voleva
ricordare a se stesso di provare il violoncello su "something in the way".
Oltre a quelli sopra indicati, ci sono molti altri errori di gravità non
inferiore nelle poche pagine che mi sono preso la briga di tradurre
personalmente, e il sospetto non ancora documentato è che ce ne siano molti
altri nel resto del libro. Se qualcuno volesse contattarmi, sarò felice di
offrire una dettagliata rassegna delle inesattezze che ho avuto modo di
osservare.
Lo scopo di questa lettera è duplice. In primo luogo vorrei mettere in
guardia i lettori, coloro che leggendo il libro in italiano pensano "Cobain
era proprio uno sfasato, scrive in modo incomprensibile". No, non è così,
sono i traduttori che hanno sbagliato lavoro. Potevano forse dedicarsi
all'imprenditoria o al commercio, di sicuro non a tradurre libri
dall'inglese.
Per finire, vorrei rivolgere una preghiera alla Mondadori, ma anche alle
altre case editrici italiane. Se dovete tradurre libri, per favore, non
rivolgetevi ai frutti delle qualificatissime università italiane. Preferite
piuttosto chi si è fatto le ossa sul campo o chi, per lo meno, ha sviluppato
una conoscenza dell'ambiente socioculturale nel quale gli autori tradotti
sono cresciuti. Purtroppo, per poter tradurre un libro, non è sufficiente
aver imparato a memoria quattro regole grammaticali, come richiesto dal
sistema scolastico italiano.
lettore già dovrebbe essere cosciente di quanto sia impossibile rendere al
100% giustizia allo scritto originale. Infatti, per apprezzare completamente
doppi sensi e sfumature dell'opera, è necessario leggerla nella lingua
originale ed avere una conoscenza approfondita dell'habitat socioculturale
in cui essa è cresciuta. Detto questo, è altrettanto vero che molti bravi
traduttori riescono a rendere minimo il divario tra opera originale e opera
tradotta.
Quest'ultimo non è certamente il caso dei "Diari" di Kurt Cobain, pubblicati
alla fine dell'anno scorso da Mondadori. Questa casa editrice, pur non
essendo certo nota per vivere in ristrettezze economiche, ha deciso di
affidare la traduzione di un annunciato best seller a Nina Cannizzaro e
Giuseppe Strazzeri, due personaggi che definire non adatti a questo compito
è dir poco.
Durante la lettura del libro mi sono reso conto di quanto poco fosse
scorrevole la traduzione. Di conseguenza ho cercato, laddove possibile, di
leggere direttamente la versione inglese riprodotta nelle fotografie
alternate al testo e di raffrontarla con quella italiana, per scoprire se la
scarsa chiarezza fosse dovuta a Kurt Cobain o ai traduttori - immagino ben
pagati - della più importante casa editrice italiana. Il risultato è stato
che, l'opera del leader dei Nirvana, pur essendo scritta in modo atipico e
sicuramente non pensata per finire in una pubblicazione di questo genere,
nel testo originale ha sempre un filo logico e scorre in modo più che
lineare, come una conversazione familiare. Come il diario di milioni di
ragazzi.
La stessa cosa non succede nella traduzione. Qui i traduttori mostrano
quanto poco sappiano dell'autore e del mondo che lo circondava; ma, quello
che è peggio, è che in alcuni casi evidenziano anche quanto poco sanno della
lingua inglese.
A titolo esemplificativo passo in rassegna alcuni dei casi più evidenti.
A pagina 151, la frase "my mother died every night" viene tradotta con "mia
madre è morta ogni giorno". Penso che ogni commento sia superfluo.
Nella stessa pagina la frase "I'm on a plain" viene tradotta con "sono su un
aereo". Plain non significa aereo. Plane è aereo. Senza voler stare a fare i
raffinati spiegando la metafora che Cobain voleva affidare a questa frase,
la traduzione letterale è "sono su una pianura". Questo errore è tanto più
grave in quanto tutti sanno che "On a plain" è il titolo di una delle più
famose canzoni dei Nirvana.
A pagina 76, la frase "a fender it has six tens in it. basically a twin
reverb" viene tradotta con "un fender di quelli con circa sei 10 dentro.
fondamentalmente è un reverb gemello". Direi che è per lo meno
incomprensibile. In questo caso qualsiasi mezzo musicista (se non sbaglio
Cobain lo era per intero) tradurrebbe la frase con "un fender di quelli con
sei coni da 10". Fondamentalmente un "twin reverb"". Se volevano, potevano
mettere una nota che specificasse che il twin reverb è uno dei modelli
principali tra gli amplificatori della Fender. Se invece lo traducono con
"reverb gemello", nessuno può capire di cosa si stia parlando.
Sempre a proposito di strumenti, ecco una delle cose peggiori che ho
trovato. A pagina l69, la frase "bought the pre CBS "65" left handed fender
mustang" viene tradotta con "abbiamo comprato la Fender Mustang per mancini
che era addirittura precedente a "65"sulla CBS". La sigla CBS viene anche
corredata da una nota esplicativa, la nota 33, che riporta la seguente
frase: "famosa teleserie trasmessa su una rete nazionale". La traduzione
corretta è naturalmente "abbiamo comprato la fender mustang pre CBS per
mancini del '65". Qui alla sigla CBS andava aggiunta una nota che spiegasse
che la definizione pre CBS viene data a tutti gli strumenti Fender usciti
dalla fabbrica omonima quando questa era ancora a produzione artigianale,
diretta da Leo Fender in persona, cioè prima di essere venduta alla
multinazionale CBS. Nell'ambiente dei musicisti è noto come uno strumento
pre CBS abbia un valore notevolmente superiore rispetto agli altri.
Al di là del grave errore di traduzione e del quanto meno frammentato
lessico utilizzato per la versione italiana, ciò che non capisco è perché -
non sapendo di cosa si stesse parlando - i due traduttori si siano messi ad
inventare inesistenti riferimenti a una fantomatica teleserie. Ma lo sanno
questi signori che il libro che hanno tradotto con tanto pressapochismo al
lettore costa più di 16 euro? E, quel che è peggio, lo sanno che chi ha
scritto questi diari non l'ha fatto con lo scopo di inventarsi una storiella
e guadagnare milioni interpretando i gusti del pubblico? Non hanno proprio
rispetto per nessuno, questi signori traduttori?
A pagina 261 la frase "cello on something in the way" viene tradotta con
"violoncello su qualcosa tra i piedi". Messa così direi che è priva di
significato ed addirittura fuorviante. L'errore, trascurando con infinità
bontà un'intrascurabile imprecisione nella traduzione letterale, risiede nel
fatto che "something in the way" è una canzone dei Nirvana presente sul
disco Nevermind. Quindi la frase andava tradotta con "violoncello su
something in the way". Se si ritenesse necessario aggiungere una nota per
quelli che come i traduttori non sanno nulla dei Nirvana e di Kurt Cobain,
si potrebbe segnalare che questo è un'appunto con il quale l'autore voleva
ricordare a se stesso di provare il violoncello su "something in the way".
Oltre a quelli sopra indicati, ci sono molti altri errori di gravità non
inferiore nelle poche pagine che mi sono preso la briga di tradurre
personalmente, e il sospetto non ancora documentato è che ce ne siano molti
altri nel resto del libro. Se qualcuno volesse contattarmi, sarò felice di
offrire una dettagliata rassegna delle inesattezze che ho avuto modo di
osservare.
Lo scopo di questa lettera è duplice. In primo luogo vorrei mettere in
guardia i lettori, coloro che leggendo il libro in italiano pensano "Cobain
era proprio uno sfasato, scrive in modo incomprensibile". No, non è così,
sono i traduttori che hanno sbagliato lavoro. Potevano forse dedicarsi
all'imprenditoria o al commercio, di sicuro non a tradurre libri
dall'inglese.
Per finire, vorrei rivolgere una preghiera alla Mondadori, ma anche alle
altre case editrici italiane. Se dovete tradurre libri, per favore, non
rivolgetevi ai frutti delle qualificatissime università italiane. Preferite
piuttosto chi si è fatto le ossa sul campo o chi, per lo meno, ha sviluppato
una conoscenza dell'ambiente socioculturale nel quale gli autori tradotti
sono cresciuti. Purtroppo, per poter tradurre un libro, non è sufficiente
aver imparato a memoria quattro regole grammaticali, come richiesto dal
sistema scolastico italiano.